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Lockdown e Covid compiono un anno: come è cambiata la politica?

Lockdown e Covid compiono un anno, da quando hanno stravolto irreversibilmente la nostra vita. Come è cambiata la politica? Dal lockdown al governo Draghi, passando per la crisi del Conte bis

É trascorso un anno esatto da quando il Covid ha capovolto la vita di milioni di italiani. Oggi, i termini lockdown e Covid ci appaiono familiari, noti. Soltanto l’anno scorso, però, l’annuncio del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, tuonò come un fulmine a ciel sereno. Lockdown e Covid compiono un anno: come è cambiata la politica?


Ritorno covid in Cina

Arriva il Covid in Italia: la politica si divide su restrizioni e lockdown

Al manifestarsi dei primi casi di Covid, in Italia, il mondo politico era suddiviso ed avallava tesi confusionarie. Gli stessi virologi non erano concordi. Anche oggi, in realtà, alcuni virologi continuano a duellare, esattamente come i politici, in cerca di fama e consensi. La stessa situazione di incertezza si è riversata dagli esperti del mondo sanitario agli esponenti dei vari schieramenti politici. Da un lato, il polo di Centrodestra spingeva in favore delle riaperture, per ridare ossigeno all’economia. Dall’altro, la maggioranza del Conte bis, e quindi il Centrosinistra, premeva per mantenere i nervi saldi. La priorità era la salute dei cittadini e l’economia passava in secondo piano.

Le due tesi contrapposte hanno spaccato le opinioni degli italiani. Nel caos del mese di aprile 2020, si alternavano esilaranti proposte: Salvini voleva svolgere regolarmente le funzioni religiose pasquali, mentre Matteo Renzi voleva riaprire le scuole e le biblioteche. Queste proposte giungevano durante le settimane in cui si registravano ancora record su record di morti.


La prima ondata di Covid: necessario il lockdown

In Cina, già da diverse settimane, un nemico invisibile stava piegando la società. Il potenziale pericolo, malgrado le struggenti immagini proposte dai media internazionali, non era ancora stato percepito a fondo dalla popolazione europea.

In realtà, secondo gli studi, già a settembre il nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 aveva iniziato a circolare nella città di Wuhan, la più popolata della parte orientale, snodo necessario per il commercio e per gli scambi. Inizialmente non si riusciva a capire l’entità di questo nuovo virus, infatti, soprattutto in Italia, i ricoverati mostravano delle “anomale polmoniti”, dalle cause non ascrivibili ad altri patogeni.

Il nemico invisibile comincia ad avanzare inesorabilmente, fagocitando diverse provincie italiane. Il 4 marzo il Governo corre ai ripari, sospendendo le attività universitarie e scolastiche. I positivi risultavano già 2.700.


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La Lombardia sembrava la Regione maggiormente colpita, malgrado il contagio si diffondesse in tutta la penisola. Infatti, soltanto l’8 marzo la Lombardia viene dichiarata “zona rossa”.

Milioni di italiani dimenticheranno, a fatica la data del 9 marzo 2020. In quel lunedì sera, il Presidente del Consiglio dei Ministri, attraverso un annuncio televisivo, estese le misure restrittive in tutta Italia. Tutta l’Italia diventa zona rossa. Sconcertanti, poi, nelle nottate seguenti saranno le immagini del folle esodo di cittadini da NordSud della nazione.

Dall’annuncio del lockdown, come è cambiata la politica a causa del Covid?

L’economia e la salute non sono state le uniche priorità di quest’anno di distanziamento sociale. Il lockdown ha radicalmente sovvertito alcuni cardini della nostra società. A dimostrarlo è l’esodo verso le campagne, con il conseguente svuotamento delle città. Avanza un nuovo stile di vita, forse ancor più sedentario, basato sullo smart working. Anche la politica ha modificato alcuni suoi aspetti.

Ad esempio, durante i mesi di lockdown, milioni di italiani erano in attesa degli annunci del Presidente del Consiglio dei Ministri, attraverso i canali social. La rabbia e la frustrazione delle restrizioni erano placate dalle spiegazioni del presidente Giuseppe Conte.

Le strade vuote, le file ai supermercati, le serenate al balcone, gli striscioni e gli arcobaleni contornano l’incubo del Covid. Il richiamo alla responsabilità e la speranza di cambiamento hanno smosso il mondo politico e sociale. L’immagine straziante del triste corteo dei mezzi dell’esercito carichi di bare e salme, lungo la flagellata Bergamo, ha definitivamente consolidato la paura.

Le misure restrittive, accolte con paura e sgomento, poi, cominciano a lasciare il vuoto della rabbia e della disperazione economica. Le risorse disposte non sono bastevoli. I ristori arrivano a singhiozzo e milioni di italiani iniziano ad incattivirsi, fomentati anche da alcuni esponenti politici.


bare covid bergamo

Le misure del governo durante la prima ondata di Covid-19

Tralasciando i molteplici Dpcm susseguitisi nel corso dei mesi, a seconda dell’impatto del virus, il governo è intervenuto con diversi sostegni e misure:

L’allentamento delle misure: l’effetto del Covid sull’estate italiana

Maggio è interpretato come “la fase 2 della lotta al Covid-19″. La fase 2, infatti, prevedeva la graduale ripresa della quotidianità e della vita di tutti i giorni. Finalmente, i diversi Dpcm iniziavano ad allentare le misure restrittive.

Sul fronte politico, infatti, giunge il Dpcm del 4 maggio, che consente  la discussa “visita ai propri congiunti”, se residenti all’interno della stessa Regione. Successivamente arriva anche la riapertura di parchi e giardini pubblici. Inoltre, la mascherina diviene obbligatoria in tutti i luoghi chiusi, aperti al pubblico.

Sarà, poi, il Dpcm del 18 maggio a consentire la riapertura delle ulteriori attività commerciali, nonché gli spostamenti anche dall’estero e tra le Regioni. L’inizio dell’estate, però, collima anche con la liberazione della giovane volontaria Silvia Romano, rapita in Kenya nel 2018. Anche questo evento ha scatenato innumerevoli polemiche nel mondo politico, in merito ai presunti “soldi del riscatto” e per le immagini di assembramenti vari, in occasione del suo ritorno in Italia.

In generale, per tutta l’estate, i contagi da Covid erano ai minimi storici ed anche il mondo politico si è rilassato, forse fin troppo. In Italia si respirava un’aria di generale fiducia e di ottimismo. Il Covid-19 sembrava ormai alle spalle, nonostante diversi avvisi e moniti di alcuni importanti virologi e scienziati. Infatti, il governo, anche per favorire la ripresa del settore economico e turistico, aveva predisposto diversi fondi, quali “ Bonus Vacanze” e “Bonus Monopattini”.


covid discoteche

La seconda ondata di Covid: la politica rievoca lo spettro del lockdown

Dopo Ferragosto, però, qualcosa è mutato. La riapertura di locali e discoteche aveva nuovamente accelerato il diffondersi del virus. Il desiderio degli italiani di poter godere delle ferie estive, dopo le restrizioni e le costrizioni dei mesi invernali, ha favorito la scomparsa di freni inibitori e l’emersione di comportamenti irresponsabili.

I nuovi focolai, registrati sulla penisola, erano dovuti dai rientri dalle vacanze di milioni di italiani. In Sardegna, nel mese di agosto, si è registrato il più grande focolaio nazionale e l’età anagrafica dei contagiati risultava notevolmente calata. Lo spauracchio di una seconda ondata aumenta le frizioni nel mondo politico.

Numerose sono state le critiche piovute su Berlusconi e Briatore, a seguito delle immagini estive del celebre locale Billionaire, dove è stato scoperto l’inizio di un focolaio. Per evitare ulteriori problemi, il Governo ha stabilito, subito dopo Ferragosto, la chiusura immediata delle discoteche.

L’opposizione politica, in questo contesto, ha inscenato imbarazzanti reazioni. In realtà, già il 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, il Centrodestra aveva organizzato un corteo, sfilando senza dispositivi di protezione individuale. Quel momento ha contrassegnato l’inserimento di teorie e congetture negazioniste anche nel mondo politico, creando un maggior solco tra maggioranza ed opposizione.


salvini no mask

L’inizio della seconda ondata di Covid: la riemersione dei problemi

Settembre sembrava il mese della riscossa, dopo le innumerevoli incertezze sul piano sociale, politico ed economico. Il Pil ha conosciuto una rovinosa discesa, di oltre 10 punti percentuali ed anche l’indice di fiducia nei consumi è calato notevolmente. Infine, la riapertura delle attività scolastiche in presenza hanno mostrato la vulnerabilità dell’intero sistema.

I trasporti pubblici hanno mostrato le solite ataviche carenze, presenti anche prima dell’avvento del Covid-19. Il settore dell’istruzione, gradualmente, si è mostrato inadeguato, al punto da ripristinare la Didattica a distanza (dad), per un numero sempre crescente di studenti.

Nella paura generale di ripiombare nuovamente in regime di lockdown, gli italiani hanno iniziato ad affollare le piazze al grido di  “libertà, libertà”. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, provato ed esausto da questa scomoda situazione, ha coinvolto le diverse Regioni, cercando ulteriori soluzioni, alternative al lockdown. Anche in questo caso, la classe politica italiana si è dimostrata inadeguata, ostacolando il lavoro svolto dal Premier. Di nuovo, puerilmente, i Presidenti regionali hanno collaborato con il Governo, a seconda dello schieramento politico.

Il DPCM del 3 novembre,  in vigore dal 6 novembre, fino al 3 dicembre 2020, individuava nuove misure restrittive per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19. L’Italia è stata divisa in tre aree, corrispondenti ai livelli differenti di criticità. Ancora una volta, esattamente come per marzo ed aprile, milioni di italiani, a seconda del “colore della Regione” sono stati costretti ad ulteriori restrizioni, proprio dopo aver riassaggiato nuovamente quel senso di libertà e spensieratezza.

Dal Dpcm Natale al Recovery Plan

Con le festività natalizie alle porte, non si poteva certamente allentare la presa. Il Covid non aveva alcuna intenzione di abbandonare le famiglie italiane, nemmeno in occasione del consueto brindisi di fine anno. Il Dpcm 3 dicembre, in vigore fino al al 6 gennaio, predisponeva vincoli agli spostamenti, anche tra Regioni gialle. Natale, Santo Stefano e Capodanno dovevano essere festeggiati in casa propria.

Intanto, il fronte politico era piuttosto movimentato. Il Covid ha paralizzato le istituzioni pubbliche ed ha spinto per una veloce rimodernizzazione e riqualificazione della Pubblica Amministrazione. Dopo aver saggiato lo smart working, il processo di digitalizzazione appare necessario. I fondi europei sono stati disposti “per contribuire a riparare i danni economici e sociali“, causati dal Covid. Il sito ufficiale dell’Unione Europea, infatti, annuncia l’accordo stipulato tra: Commissione europea, Parlamento europeo e leader dei Paesi appartenenti all’UE.


recovery

Il Recovery Plan rappresenta una seria e concreta chance di rilancio, combattuta ed ottenuta dalla compagine giallorossa. Questo accordo servirà per gestire la ripresa, attraverso un piano che getterà le basi per innalzare i livelli di modernità e sostenibilità. Anche in Italia, in ottica di “sburocratizzazione” ed efficienza delle amministrazioni pubbliche, l’occasione appare ghiotta per sopperire a notevoli mancanze. In realtà, già il “Decreto Semplificazioni” aveva alleggerito alcune procedure nel corso dell’emergenza pandemica.

La maggioranza si sfascia sul Recovery Plan: crisi di governo

Il Recovery Plan  appare come il seme della discordia all’interno della maggioranza del Conte bis. Qual è la verità? Dopo innumerevoli discussioni, in merito al Mes ed al Recovery,  Italia Viva decide di abbandonare il governo, con le dimissioni delle sue ministre, dopo i presunti dissidi con Giuseppe Conte. La mossa di Renzi, subdola e poco leale, ha causato la caduta del governo Conte bis, dopo settimane di consultazioni e vertici di confronto.

Infatti, considerando la generale fragilità politica, andando anche incontro al semestre bianco, il Presidente della Repubblica  Mattarella, dopo aver conferito mandato esplorativo al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ha chiamato Mario Draghi, per la guida del Paese.


Giuseppe Conte

Il cambiamento della politica, durante la pandemia da Covid

Il richiamo al senso di responsabilità, all’unione, per la formazione di un governo di alto profilo, ha spaccato i partiti dell’alleanza giallorossa, favorendo l’intero Centrodestra. Le consultazioni di Draghi hanno aperto al totoministri, mentre il M5S viveva momenti di riflessione e caos. Come si poteva far parte di un governo di unità, dopo essere stati scaraventati fuori da palazzo Chigi?

La Lega ha aderito volentieri, insieme a Pd e Fi, alla soluzione del governo di alto profilo. Fratelli d’Italia e M5S, invece, erano ancora indecisi.

In estrema sintesi, Fdi si è schierata all’opposizione, mentre il M5S, dopo le votazioni su Rousseau, ha aderito al progetto del nuovo Esecutivo, scatenando la furia di una frangia di militanti ed attivisti. Tra questi ritroviamo Alessandro Di Battista, contrariato già all’epoca dell’alleanza con il Pd. Proprio Dibba, dopo l’adesione al governo Draghi, ha abbandonato il MoVimento, tra la commozione e la rabbia. Egli non è riuscito a soprassedere sulla netta perdita di quelle posizioni populiste e sovraniste, espresse dal MoVimento nei primi anni della sua nascita. Dopo il voto parlamentare, poi, altri deputati e senatori pentastellati sono stati espulsi, poiché non si sono allineati alla scelta espressa dalla piattaforma Rousseu.

Nelle ultime settimane, infine, il M5S ha deciso di affidare la leadership e la guida a Giuseppe Conte, mentre Nicola Zingaretti si è dimesso dalla segreteria del partito Democratico.


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Le scelte politiche di Draghi: lockdown e Covid

I primi passi di Draghi si connettono inesorabilmente a quelli del governo precedente. La prima mossa politica è stata il decreto Ristori 5, con cui il Parlamento aveva già votato lo scostamento di bilancio di circa 32 miliardi, al tramonto dell’Esecutivo Conte bis.

Poi, sempre sulla stessa linea del premier Conte, arriva il Dpcm di Draghi, in vigore fino al 6 aprile, con cui viene disposta una stretta su spostamenti, ristoranti e palestre.

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